Noaschetta – scheda tecnica

Rifugio Noaschetta    – 1.540 m – Valle Orco – Vallone di Noaschetta

Il rifugio Noaschetta è dislocato all’inizio del vallone omonimo, dopo il bastione roccioso che sovrasta la frazione Sassa. La struttura è circondata da un bosco di larici ed è lambita dal torrente Noaschetta. Il rifugio è stato ricavato utilizzando una parte della costruzione ad un piano, in muratura, di proprietà dell’A.E.M. L’edificio fu in origine costruito per i custodi che controllavano sia il canale sotterraneo che trasporta le acque della diga di Ceresole fino alla centrale idroelettrica di Rosone, sia lo sbarramento che intercetta il torrente Noaschetta e ne convoglia parte delle acque nel medesimo canale.   All’interno del rifugio si trovano: – ingresso con disimpegno; – servizi igienici interni; – acqua disponibile solo nel periodo estivo e non sottoposta a controlli igienici; – locale cucina con fornello a gas, stufa a legna per il riscaldamento e per cucinare, dispensa e   tavoli per mangiare;- locale con letti a castello.   All’esterno è disponibile un lavandino ausiliario per il lavaggio delle stoviglie e altro. Sul piazzale antistante il rifugio ci sono due tavoli da picnic.   L’illuminazione elettrica a 24 V è prodotta con pannelli fotovoltaici.

Le chiavi sono reperibili e devono essere riconsegnate presso : RistoBar Gran Paradiso di Cucciatti Sabrina Via Umberto I n° 2 (accesso dalla piazza) – 10080  Noasca (TO) – tel. 0124.90.18.10 – 340. 47.29.334

Escursioni effettuabili dal rifugio:   – Monte Castello – Piano della Bruna – Capanna Ivrea – Bocchetta del Ges – altre mete del Vallone di Noaschetta.  Traversate al Rifugio Vittorio Emanuele attraverso il Colle del Gran Paradiso – al Rifugio Pontese attraverso il colle di Noaschetta o il colle dei Becchi – al santuario di Sant’Anna dei Meinardi (Fei – Fornolosa) – al vallone di Ciamosseretto (Alta Via Canavesana). L’accesso a piedi al rifugio segue i medesimi percorsi, sia in estate, sia in inverno:

Percorso (A) Strada Reale di Caccia

Destra orografica 

Da Noasca proseguire per la carrozzabile verso Ceresole fino al quarto tornante. Qui lasciare l’auto a bordo della strada e proseguire per un centinaio di metri a monte, fino al punto in cui, a destra per chi sale, inizia la comoda e larga mulattiera con direzione nord-ovest. Sul muro a ridosso della strada asfaltata compaiono le indicazioni per il Bivacco Ivrea (sentiero n. 548); per il Gran Piano, Il Colle della Porta ed il Colle del Nivolet (sentiero n. 550) e per il Rifugio Noaschetta.

Il sentiero sale con pendenza moderata, grazie ai quattordici tornati, ampi e regolari, tracciati nel lariceto. Usciti dal bosco si raggiunge il nucleo abitato di Sassa (1.353 m – 30 minuti), con vista su Noasca. Prima di entrare nell’abitato di Sassa si svolta a sinistra. Il sentiero oltrepassa la frazione, inerpicandosi per superare la bastionata che chiude il vallone. Tralasciando a destra il sentiero attrezzato veloce per il Rifugio Noaschetta, pericoloso ed aereo, con un lungo traverso a sinistra si superano i resti di una baita e si esce dal bosco. Oltrepassata una serie di tornanti su mulattiera tra le felci, con vista sempre più ampia, si attraversa un lariceto e ci si inoltra per un breve tratto nel vallone di Ciamosseretto. Giunti sotto a una parete rocciosa, si svolta all’altezza del bivio che, se si devia a sinistra, conduce alla Casa di Caccia del Gran Piano (1.650 m – 1 ora e 15 minuti). Il sentiero prosegue ora in piano, permettendo di ammirare, sul lato opposte del vallone, la cascata che sovrasta Sassa. Dopo una lieve discesa, a destra inizia il sentiero (indicazione per il Rifugio Noaschetta) che, sempre in discesa e attraversando alcuni pascoli, passa sopra la palestra di roccia e poi, girando a sinistra, si inoltra nel bosco, terminando all’impianto dell’AEM e al Rifugio. Attenzione: l’ultimo tratto del sentiero attraversa prati rivoltati dai cinghiali. E’ pertanto assai facile confondere i segni lasciati dai cinghiali nel terreno con il vero sentiero. Occorre dunque prestare molta attenzione alle tacche di vernice bianche e rosse che indicano il percorso.

Percorso (B) dalla Chiesa di Noasca

Sinistra idrografica del vallone di Noaschetta

Raggiunta la piazza di Noasca, lasciare l’auto nel parcheggio (a tempo illimitato) che si raggiunge attraversando il ponte sul torrente Orco (il parcheggio della piazza è a tempo limitato).

Dalla piazza al centro di Noasca dirigersi verso la chiesa e, aggirandola, prendere il sentiero che risale a nord dell’abitato. Dopo circa cinque minuti, alla sinistra del sentiero, si stacca la deviazione che conduce sotto la famosa cascata di Noasca (vale la pena di fare una deviazione per ammirare la cascata da questa prospettiva, molto suggestiva e insolita).

Oltrepassata la deviazione per la cascata, il sentiero risale il pendio boschivo con ripide svolte. Dopo circa dieci minuti, a quota 1170 m, si perviene ad un bivio: svoltando a destra si andrebbe alla base della palestra di roccia denominata Torre Jamonin; svoltando a sinistra ci si dirige invece sotto la bastionata rocciosa, percorrendo una cengia erbosa in direzione ovest. Qui il sentiero presenta una salita faticosa con lunga scalinata, superata la quale si sbuca nel vallone di Noaschetta (1250 m).

Ora la mulattiera di fa più dolce, percorrendo in diagonale boschi di faggio e di castagno e incrociando un gruppo di baite, chiamate Sengie (1290 m). Si prosegue. sempre in leggera pendenza, passando nelle vicinanze di un curioso masso roccioso, inclinato, con della legna accatastata sotto, che può servire da riparo in caso di necessità (1320 m). Il sentiero a questo punto offre una panoramica sulla frazione Sassa, che sta sul lato opposto del vallone. Salita una gradinata di pietra, attrezzata con una fune metallica fissa che aiuta in caso di pioggia o neve (1380 m),  ci si immette in un bosco di betulle, mentre il torrente Noaschetta si restringe in una gola rocciosa dove precipita la cascata con una successione di salti. Si risale dolcemente nel bosco fino ad incontrare una bella baita costruita su due piani in muratura (Alpe Scaler,1429 m.) Da qui si risale ancora con lieve pendenza, ammirando la forra con la cascata ed il laghetto che si forma alla base. In breve la salita ha termine e sbuca sul Pian Sengio, dove si può ammirare l’ampia distesa di pascoli e di larici che dominano il paesaggio con il monte Castello che sovrasta sullo sfondo. Sull’altro lato del rio Noaschetta si nota la palestra di roccia. Si prosegue in piano fino a raggiungere l’Alpe Lavassai, dove, in lontananza, compare l’impianto dell’AEM e l’Alpe Vola. Attraversando il torrente e passando sulla condotta dell’acqua si raggiunge il rifugio Noaschetta.

Questo sentiero attraversa terreni ricchi di acqua. Il tracciato nella prima parte, quella più ripida, è impegnativo e richiede particolare attenzione.  E’ sconsigliabile affrontare il percorso nel periodo invernale oppure dopo piogge abbondanti perché il sentiero può diventare scivoloso e ghiacciato.

Percorso ( C )  da Balmarossa

L’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso sconsiglia l’utilizzo di questo percorso per motivi di sicurezza, dovuti alla enorme frana che incombe sul vallone di Ciamousseretto.

Con l’auto proseguire sulla carrozzabile che da Noasca conduce a Ceresole. Prima della nuova galleria, a destra, inizia la strada asfaltata che conduce a Balmarossa. Si percorre tale strada fino al termine, per circa tre chilometri e con vari tornanti, parcheggiando sulla piazzola da cui inizia anche il sentiero per il Vallone del Roc.. Dopo aver parcheggiato, a 1320 m., si imbocca il sentiero che scende ripido per alcuni metri verso il torrente Ciamousseretto, attraversandolo su una passerella formata da un paio di tronchi. Dopo la passerella si risale il costone boschivo di larici e abeti che separa il vallone del Roc da quello di Noaschetta, fino a raggiungere il  Sentiero Reale di Caccia sopra il borgo di Sassa (vedi percorso A). Si percorre in discesa il sentiero per circa trecento metri e si imbocca la deviazione verso sinistra: Qui il sentiero riprende a salire, raggiungendo la bastionata rocciosa che chiude il vallone. Attraversata una cascatella, si risale il ripido pendio con alterne svolte ed alcuni traversi: Nei tratti più esposti il sentiero è attrezzato con funi metalliche fisse. Raggiunto Pian Sengio, il sentiero volge dapprima a picco sul torrente (attenzione a non precipitare nella gola), poi devia risalendo il vallone e attraversando pascoli e boschi di larici e betulle, sfiorando alcune baite abbandonate e raggiungendo la base della palestra di roccia. Oltrepassata la palestra di roccia il sentiero costeggia il corso d’acqua: Qui occorre prestare attenzione alle nuove tacche di vernice sulle rocce, perché il sentiero precedente è stato asportato dall’alluvione del 1993. Seguendo anche gli ometti di pietra si raggiungono le costruzioni idroelettriche dell’AEM e il Rifugio (45 minuti).